venerdì 28 settembre 2007

"GOMORRA": LA LETTERATURA RIPARTE DA QUI


Gomorra rifonda il ruolo della parola letteraria quale veicolo indipendente di verità e grida che un’altra informazione è possibile. Dimostra che una parola non più mercenaria del potere o schiava del sensazionalismo di basso profilo esiste.
La parola in sé non usa lusinghe subliminali per costruire il consenso. Passa piuttosto per la coscienza critica del lettore, necessita della mediazione della riflessione personale.
La parola di Saviano in particolare ha un reale potere di interazione con il lettore, è un appello alla voglia di verità che è in ognuno. È musa ispiratrice di pensieri di sdegno e desideri di giustizia.
Non si riappropria solo della sua portata comunicativa. Non è più solo segno grafico di concetti, simbolo sintetico di idee. O racconto di un fatto. Va oltre i fatti.
Conquista una dimensione concreta, uno sfogo tangibile. Un’efficacia conativa che si fa esecutiva nel momento in cui crea un esercito di lettori in marcia verso la verità, plasma una forza sociale pronta a cambiare le cose. Per questo il suo successo di pubblico è pericoloso. Per la camorra.
Un libro icastico, con la stessa forza di impatto di un’immagine, col potere , però, non di smuovere ma di muovere. Mobilitare.
Una parola, quella di Saviano, capace ci cambiare le persone prima delle cose.
Perché dopo Gomorra al grido “la camorra non esiste” ci incazziamo tutti.
Perché dopo Gomorra la frase “la camorra è un problema del sud” è drasticamente svuotata di verità, suona più insulsa di prima.
Perché dopo Gomorra non sarà più possibile usare l’astratto per il concreto, il singolare per il plurale, il generale per il particolare, criminalità organizzata per imprenditori assassini e faida per ragazzi massacrati. Non sarà più lecito semplificare in una parola la comunicazione e la realtà.
Perché dopo Gomorra la cortina di disinteresse è spezzata: sapere è alla portata di tutti, l’accesso alla verità è liberalizzato. E in tutti Saviano ha instillato la sana frenesia della consapevolezza.
Perché dopo Gomorra, la camorra è un affare internazionale che riguarda anche noi che da Roma in su ne abbiamo una conoscenza solo teorica, fatta di luoghi comuni, noi che non ci immaginiamo nemmeno quanto sia reale e presente sul territorio e nella vita della gente comune.
Perché dopo Gomorra, se nulla cambierà, sarà un atto d’accusa contro la politica e lo Stato, un colpevole disinteresse, una dichiarazione di debolezza, un silenzio – assenso, un tacito placet o addirittura una confessione muta di connivenza e collusione.
Gomorra apre una nuova prospettiva nella letteratura italiana contemporanea, svalutata da un’inflazione di scrittori improvvisati, troppo spesso relegata a diversivo, evasione, ricettacolo di angustie psicologiche, depositaria di tormenti amorosi.
Ora è anche spazio franco della verità. Strumento di denuncia sociale e politica.
Scrivere è di nuovo forma concreta di impegno civile, un’attività umana utile al bene comune.
Saviano, novello Verga col valore aggiunto della rabbia, col coraggio di raccontare la verità filtrata dai suoi occhi. Finalmente un’abilità consapevole del potenziale rivoluzionario di un messaggio ben congegnato. Una mente sincera ed onesta che dà fondamento di verità alle parole scavando nelle viscere del reale, che non si accontenta di galleggiare tra gli scarti delle notizie sul mare inquinato della disinformazione. Perché la superficialità è censura preventiva della verità. L’incompetenza, deterrente gratuito offerto a chi vuole occultare. La disattenzione, concime di notizie contraffatte innestate sull’incapacità di indagare e comprendere.


Scusate i toni esagerati. Ma oggi sono infastidita, irritata, arrabbiata e voglio essere eccessiva come sono veramente. Basta inibizioni. Oggi non mi va di essere misurata e controllata. Oggi mi va di essere me.
Voglio piangere, gridare fino a farmi sanguinare la gola, fino a farmi diventare la voce roca. Ma non posso. Ho un nodo alla gola. Allora ho scritto. Come sempre. Ma stavolta sul blog. E non di me, perchè questo è proprio complicato. Non lo so neanche io perché oggi mi sento oppressa. Me la cavo dando la colpa al tempo e alla mia natura meteoropatica. Ho finito di leggere Gomorra e allora ne ho scritto. senza pretese. Solo per far uscire qualcosa da me. Fine.